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mercoledì 30 novembre 2016

BEAM, ottime le sue prestazioni a 5 mesi dall'installazione sulla Stazione Spaziale Internazionale


NEWS SPAZIO :- Sono passati 5 mesi dall'inizio della missione del modulo "gonfiabile" BEAM (Bigelow Expandable Activity Module) installato sulla Stazione Spaziale Internazionale lo scorso Aprile.

BEAM rappresenta una grande evoluzione del concetto di modulo pressurizzato orbitale, risultato di una tecnologia nata in NASA decenni fa e successivamente sviluppata dall'azienda privata Bigelow Aerospace.

Trovate tutto qui


BEAM trascorrerà 2 anni di test sulla ISS, per validare questa tecnologia e per raccogliere dati fondamentali per le prossime versioni. Andate a vedere lo spettacolare video in time-lapse della sua espansione




A seguito del successo dell'espansione di BEAM avvenuta a Maggio e dopo le prime verifiche sulla sua tenuta in termini di pressione e temperatura, a Giugno l'astronauta Jeff Williams entrò per la 1° volta nel nuovo modulo pressurizzato.

Steve Munday (BEAM Manager al centro NASA JSC Johnson Space Center, Houston): "Per mezzo della suite di sensori NASA a bordo, dei nostri team a Terra e degli astronauti di supporto sulla Stazione, stiamo collezionando dati estremamente preziosi sulla performance delle strutture espandibili e sugli habitat nello spazio".

Accelerometri montati sulle paratie di sostegno hanno misurato la dinamica strutturale durante l'espansione del modulo, sensori termici wireless aiutano a valutare le prestazioni dell'isolamento (termico) degli strati di tessuto e delle paratie metalliche, dosimetri attivi e passivi misurano la penetrazione delle radiazioni e sensori DIDS (Distributed Impact Detection System) rilevano e localizzano eventuali impatti con detriti spaziali all'esterno di BEAM.

Ricorderete che l'espansione del modulo è avvenuta non senza qualche batticuore. Solamente al 2° tentativo (28 Maggio) tutto è andato come sperato.

E' probabile che a causare la lenta espansione del 1° tentativo abbia concorso il fatto che BEAM ha trascorso a Terra più di 1 anno intero impacchettato e compresso in attesa di essere lanciato nello spazio.

I tecnici del JSC hanno rilevato che la temperatura all'interno di BEAM era più alta di quanto previsto, specialmente quando questo era ancora compresso, dopo l'installazione sulla ISS in attesa della sua espansione.

Munday suggerisce che ciò potrebbe essere dovuto ad un minore contatto tra gli strati piegati, producendo così un maggiore isolamento termico di quanto previsto.


'Più caldo' è meglio di 'più freddo', perché BEAM non ha un proprio controllo termico attivo, si basa sullo scambio d'aria con la Stazione.
Munday: "Se BEAM fosse stato più freddo del previsto ciò avrebbe aumentato il rischio di condensa, quindi siamo stati contenti quando Jeff ha aperto il portello per la prima volta ed ha trovato l'interno asciutto. BEAM è il primo del suo genere, quindi stiamo imparando continuamente e questi dati miglioreranno i nostri modelli strutturali e termici".

L'equipaggio della ISS è entrato nel modulo BEAM altre due volte a Settembre, per rinforzare l'installazione di strumenti che si erano allentati, per far ripartire un computer per la raccolta dei dati dai sensori che si era bloccato, per prelevare campioni da riportare a Terra e per svolgere alcuni test all'interno del modulo stesso per aiutare gli ingegneri a Terra a definirne meglio le caratteristiche strutturali.

L'astronauta NASA Kate Rubins è entrata all'interno di BEAM il 5 Settembre per sostituire un pacco batterie DIDS dopo che era stato determinato che le batterie scariche disturbavano le comunicazioni wireless con i sensori.

Gli operatori a Terra hanno poi riconfigurato remotamente i settaggi dell'alimentazione elettrica del sistema DIDS ad una modalità più efficiente che previene ulteriori interferenze.

Kate è entrata nuovamente in BEAM il 29 Settembre per fare una serie di test volti a valutare come la struttura risponde ad impatti che causano vibrazioni e la sua abilità di smorzare tali vibrazioni.

Insomma, tutto questo per dire che NASA e Bigelow Aerospace hanno comunicato che il nuovo modulo sta operando perfettamente. Tutto procede secondo le previsioni e BEAM continua a produrre dati preziosi.

Gli ingegneri strutturali del JSC hanno confermato che il carico dell'installazione di BEAM sulla Stazione è stato molto piccolo. Continua l'analisi dei suoi dati strutturali per confrontarli con i test a terra ed i modelli realizzati.

I ricercatori del centro NASA Langley Research Center  non hanno trovato alcuna prova di larghi impatti di detriti nei dati di DIDS.

Ed i ricercatori al JSC che si occupano di radiazioni hanno scoperto che la quantità di radiazione dovuta ai raggi cosmici GCR (Galactic Cosmic Rays, quelli cioè provenienti dall'esterno del nostro Sistema Solare ma sempre della nostra Galassia) all'interno di BEAM è simile a quanto registrato negli altri moduli della Stazione Spaziale Internazionale.
Anche qui continua l'attività di test, con l'analisi delle particelle di radiazione "intrappolate", in particolare quelle dell'Anomalia del Sud Atlantico, al fine di determinare i requisiti di schermatura aggiuntivi per missioni di esplorazione di lunga durata.

Immagini, credit NASA.

Fonte dati, NASA.

5 commenti:

  1. Trovo questa tecnologia estremamente promettente sotto molti punti di vista. Speriamo che la NASA decida di puntare sui moduli BA-330, per una sorta di ISS 2.0, agganciandoli inizialmente alla ISS (si spera all'incirca nel 2020) e poi sganciandoli quando il resto dei moduli auttualmente presenti in orbita diventeranno troppo obsoleto, al più tardi nel 2028.
    Marco

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  2. Mi pare stiano già sviluppando un successore, dico bene?

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    1. Sì, esatto.
      Come riportato anche in questo articolo:

      http://newsspazio.blogspot.it/2016/04/storico-accordo-tra-ula-e-bigelow.html?m=1

      Un accordo con la NASA e le altre agenzie spaziali, per un aggancio alla ISS, non credo sia ancora ufficiale, però.
      Forse ci saranno novità già il prossimo anno o nel 2018. Vedremo.
      Marco

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  3. Tecnologia molto promettente e interessante.

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