(Credit ESA/DLR/FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO)
NEWS SPAZIO :- E' ora di tornare in prossimità di Marte, nella sua orbita a bordo della sonda ESA Mars Express per documentare le sue ultime splendide immagini del Pianeta Rosso.
Il 24 Novembre scorso la High-Resolution Stereo Camera di bordo ha ripreso queste foto relative all'area denominata Siloe Patera, nella regione Marziana Arabia Terra.
A prima vista la zona appare modellata da parecchi crateri da impatto ma la struttura più grande che vedete nella foto in alto potrebbe essere qualcosa di molto differente. Potrebbe trattarsi di ciò che resta di un antico supervulcano.
Siloe Patera comprende due grandi crateri l'uno dentro l'altro (appena al di sotto del centro dell'immagine in alto). Il bordo esterno misura circa 40 x 30 km e nel suo punto più profondo il cratere arriva a 1.750 m al di sotto della pianura circostante.
Secondo alcuni scienziati Siloe Patera (ed anche altri oggetti simili in Arabia Terra) è una caldera, il centro collassato di un vulcano, ma non un vulcano qualsiasi, un supervulcano.
(Credit NASA MGS MOLA Science Team)
Da noi sulla Terra si definisce supervulcano un vulcano che può produrre in un'eruzione almeno 1000 km cubici di materiale, migliaia di volte di più di una normale attività vulcanica. Un supervulcano che esplode è così potente da alterare il clima globale. Un esempio è la caldera Yellowstone, negli Stati Uniti.
I supervulcani si hanno quando il magma resta intrappolato al di sotto della superficie, portando ad un'enorme pressione. Essi scoppiano improvvisamente in violente eruzioni. Non vi è quindi una crescita di montagne come ad esempio il Monte Olimpo ed è per questo che sono difficili da individuare, specialmente milioni o miliardi di anni dopo.
In Arabia Terra sono stati individuati un certo numero di crateri dalla forma irregolare che potrebbero rappresentare una famiglia di antiche caldere di supervulcani. E Siloe Patera ne è un esempio.
Esso è caratterizzato da due depressioni con pareti scoscese, caratteristiche di collasso e bassi rilievi topografici. Le due depressioni potrebbero addirittura rappresentare due differenti episodi eruttivi dovuti al collasso quando la pressione del magma sottostante venne rilasciata, o quando la camera magmatica migrò al di sotto della superficie.
(Credit ESA/DLR/FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO)
Per confronto, i crateri da impatto hanno altre caratteristiche, come ad esempio un picco centrale, bordi del cratere rialzati e materiale eiettato che li circonda. Li troviamo anch'essi in queste immagini. Un esempio lo potete vedere sia appena sopra Siloe Patera che all'estrema destra della foto in cima al post.
Un cratere da impatto con un rapporto profondità / diametro comparabile a Siloe Patera mostrerebbe certamente le tipiche caratteristiche di un cratere da impatto, più o meno evidenti magari a seguito di estensivi processi di erosione.
Analizzando Siloe Patera con maggior dettaglio, come mostrato bene nella vista prospettica qui sotto, si notano numerosi piccoli canali e gole intagliati nelle pareti e che in parte fluiscono nella depressione.
(Credit ESA/DLR/FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO)
In primo piano è presente una struttura simile ad una valle prominente che da una parte taglia la depressione.
La valle, così come i numerosi altri piccoli canali nelle immediate vicinanze, sembra che tagli attraverso del materiale in basso a sinistra dei crateri.
Potrebbe trattarsi di materiale eiettato sia da un cratere da impatto che da un flusso vulcanico. Se si trattasse di materiale eiettato da un impatto allora la sua distribuzione asimmetrica potrebbe essere spiegata da un impatto obliquo di un meteoroide, o magari da un'erosione selettiva.
In alternativa potrebbe trattarsi del prodotto di un flusso di lava da questa parte della caldera.
Arabia Terra è conosciuta come una regione in cui vi sono pianure di materiale a grana fine costituito da strati di solfati ed argilla. La fonte di tali materiali è stata spesso oggetto di discussione, ma lava e polvere provenienti da eruzioni potrebbe essere la spiegazione.
Per risolvere questo mistero sarebbero certamente necessari più dati ad alta risoluzione e magari un campionamento in situ. Si tratta di un argomento di grande interesse poiché i gas rilasciati da eruzioni di supervulcani potrebbero avere avuto un impatto significativo sul clima di Marte.
Vi lascio con un'anaglifo (immagine stereo) dell'area, da vedere con i classici occhialini blu e rosso.
(Credit ESA/DLR/FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO)
Fonte dati, ESA.
Bella spiegazione, io propendo per il doppio impatto, ma penso anche alla possibilità di un evento misto, supervulcano con successivo impatto.
RispondiEliminaMolto affascinante. Dovrebbero investigare con curiosity 2 nel 2020...Alberto
RispondiEliminaMarte nasconde troppe informazioni.. dobbiamo andarci di persona.. ;)
RispondiEliminaÈ proprio una delle cose che avevo pensato anch'io leggendo il commento di Alberto, qui sopra.
EliminaManned missions!
E poi Curiosity 3, 4, 5, 6 ...
Explorer...
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