(Immagine, credit NASA)
NEWS SPAZIO :- Il nostro corpo è frutto dell'evoluzione della vita sul nostro pianeta nel corso di milioni di anni. Progettato ed adattato al suo ambiente naturale esso si trova da qualche decennio ad affrontare una nuova sfida, un ambiente alieno più ostile e molto pericoloso, lo spazio.
Le due cose più importanti da temere sono la condizione di microgravità per i suoi effetti sulla decalcificazione delle ossa (simile alla problematica della osteoporosi) ed il maggior numero di radiazioni presenti in orbita.
Si aggiungono adesso i risultati di una nuova ed interessante ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Radiology dal titolo "Orbital and Intracranial Effects of Microgravity: Findings at 3-T MR Imaging".
Lo studio ha coinvolto 27 astronauti (età 48 anni ± 4,5) che avevano trascorso lunghi periodi di attività in orbita, per una media di 108 giorni a testa.
I soggetti sono stati sottoposti a risonanza magnetica. Otto astronauti dello stesso campione sono stati sottoposti ad una seconda risonanza magnetica dopo aver svolto una successiva missione spaziale (durata media 39 giorni a testa).
L'analisi dei risultati ha portato alla luce la presenza di varie combinazioni di anomalie agli occhi simili a quelle che possono verificarsi nelle persone che soffrono di ipertensione endocranica idiopatica, un aumento cioè della pressione all'interno del cranio senza una particolare causa accertata, una condizione che potrebbe portare anche a gravi conseguenze.
Queste informazioni "...potrebbero aiutare gli scienziati a comprendere meglio i meccanismi responsabili della ipertensione intracraniale anche per i pazienti che non viaggiano nello spazio" come ha dichiarato Larry A. Kramer (M.D., Professor of Diagnostic and Interventional Imaging alla University of Texas Medical School di Houston).
I risultati individuati negli astronauti che avevano totalizzato più di 30 giorni cumulativi di permanenza in condizioni di microgravità mostrano la presenza di espansione dello spazio del fluido cerebro spinale intorno al nervo ottico in 9 soggetti su 27 (33%), l'appiattimento della parte posteriore del bulbo oculare in 6 soggetti su 27 (22%), rigonfiamento del nervo ottico in 4 su 27 (15%), e variazioni della nella ghiandola pituitaria e nella sua connessione al cervello in 3 su 27 (11%).
Questa forma di ipertensione intracranica indotta dalla permanenza in orbita, come osservato dal Dr. Kramer, rappresenta un ipotetico fattore di rischio ed una potenziale limitazione per le missioni spaziali di lunga durata.
La NASA, nella persona di William J. Tarver (M.D., M.P.H., capo della Flight Medicine Clinic al Johnson Space Center), conferma che l'agenzia aveva già riscontrato alterazioni alla vista in alcuni astronauti della Stazione Spaziale Internazionale, alterazioni le cui origini non sono state ancora del tutto comprese.
Ad oggi però nessun astronauta è stato ritenuto non idoneo al servizio a seguito di tali sintomi, i quali sono sospetti ma non conclusivi relativamente all’ipertensione endocranica.
Ad ogni modo la NASA messo la cosa in cima alla lista dei rischi per gli astronauti ed ha avviato un programma completo per studiare questi meccanismi e le loro implicazioni e continuerà a monitorare attentamente la situazione.
Qui trovate l'articolo di Radiology.
C'é un'allucinazione che hanno gli astronauti in orbita, adesso non ricordo bene... sentono delle voci e vedono delle cose...
RispondiEliminaCerto la questione è molto seria, pensa a mandare uomini su Marte per 500 giorni, altro che problemi di convivenza dei cinque ragazzi dell'esperimento sulla terra, la vedo dura.
RispondiEliminaNon diamo giudizi frettolosi, non bisogna dimenticare che a tale proposito la nasa ha gia'in programma un importante esperimento di gravita'artificiale in orbita mediante la classica rotazione: da un lato ci sara'la Orion con equipaggio, che liberera'un contrappeso agganciato con un lungo cavo, i due corpi ruoteranno attorno al baricentro. Il primo esperimento avra'luogo dopo i primi lanci sperimentali di Orion con SLS, ma alla nasa si sente gia'aria di sistemi rotanti per la gravita'artificiale applicabili sia alle stazioni sia ai lunghi viaggi. Questo e'gia'un passo importante oltre che una conseguenza logica al problema dell'assenza di peso. Resta il problema delle radiazioni, ma sono gia'allo studio particolari sistemi di schermatura e queste ricerche sulle anomalie del nervo ottico aiuteranno a trovare soluzioni ancora piu'efficaci.
RispondiEliminaGiorgio
#giorgio l'esperimento che citi fu già tentato dall'equipaggio di Gemini 11 Conrad e Gordon che stesero un cavo di acciaio di 30 mt tra la capsula e il modulo Agena; però i risultati furono davvero minimi perché le due capsule non riuscirono a raggiungere una velocità di rotazione elevata attorno al loro baricentro comune.
RispondiEliminaLa maggior parte degli esperimenti di Life Sciences condotti nello spazio tendono ad avere una migliore comprensione dei modelli e dei meccanismi che sono alla base degli effetti della gravità ridotta sul corpo umano.Tanto per dare dei numeri, osservndo solo un aspetto che è quello della degradazione dell'apparato muscolo scheletrico, la perdita di calcio è tra il 1 e 1.5% al mese, che significa circa il 10% in una missione long term (6 mesi); la atrofia muscolare porta ad una perdita di capacità di forza di circa il 30% in sei mesi (v. Zolesi et al). In queste condizioni, senza contare tutti gli altri effetti cardiovascolari, disorientamento, isolamento, etc, il ritorno da una missione come quella su Marte è altamente problematica. E' ormai opinione comune che la soluzione deve essere una combinazione di contromisure fisiche, dietologiche e farmacologiche. In questo contesto si posiziona dunque l'uso della centrifuga. Il "two bodies tether" è interessante ma le problematiche di Safety rendono questa tecnologia per ora difficilmente praticabile. L'Europa si sta orientando per ora verso una soluzione Short Arm Human Centrifuge (SAHC), e l'idea verrà preentata quasi sicuramente dall'ESA alla prossima ministeriale. Una centrifuga dentro un modulo della ISS. Una nuova sfida!
RispondiEliminaPS . Chi è interessato, può richiedermi gratuitamente il libro di 120 pagine "Space Life Sciences" che descrive gli esperimenti sulla ISS condotti dall'Europa negli ultimi 10 anni.
L'esperimento NASA denominato "Artificial gravity testbed", finalizzato a sperimentare la gravità artificiale mediante rotazione,
RispondiEliminasarà una missione LEO della durata di ben 180 giorni, non paragonabile alla prova fatta con la Gemini 11, sarà un "two bodies tether" come dice Valfredo, ma con specifiche avanzate per la Safety.
Giorgio
l'ipertensione endocranica si puo' confermare solo con una puntura lombare che misura la pressione del liquor... il nervo ottico è solo una conseguenza...
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