NEWS SPAZIO :- Lo spazio è un ambiente altamente ostile per le forme di vita. Per noi umani certamente è così, ma vi sono particolari licheni che sembrano apprezzare lo spazio cosmico.
Sulla Terra la vita si trova praticamente dappertutto, anche in ambienti molto estremi quali ad esempio le fosse oceaniche.
Su Marte poi il dibattito della presenza o no di vita presente/passata è ancora aperto. Sembra certo però che laddove ci siano le condizioni - anche estreme - per il sostenimento di quei processi biologici che noi chiamiamo vita allora la vita si sviluppa.
Per scoprire come alcuni organismi terrestri sopravvivono nello spazio aperto l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) conduce ricerche ed esperimenti di astrobiologia da più di vent'anni. Le parole del biologo ESA René Demets: "Lo scopo è di accrescere la nostra conoscenza sulle origini, evoluzione ed adattamento della vita ed anche per fornire una base sperimentale per dare consigli sulla tutela dei pianeti".
Il più recente esperimento in tal senso è stato Expose-E, inviato sulla Stazione Spaziale Internazionale nel febbraio 2008 e riportato a Terra lo scorso settembre 2009.
L'unità Expose-E ha trascorso 18 mesi nella EuTEF (European Technology Exposure Facility), la piattaforma esterna al laboratorio europeo Columbus. Per diciotto mesi un totale di 664 campioni biologici e biochimici sono stati esposti allo spazio aperto, ciascuno in un proprio compartimento.
Expose-E è una scatola - ha la forma di una valigetta - divisa in due strati di tre vaschette per esperimenti, ciascuna delle quali con quattro cavità quadrate. Tutte tranne due di queste 12 scatole avevano una serie di campioni biologici o biochimici ognuno in un proprio compartimento.
Non tutti i campioni erano esposti direttamente al vuoto spaziale. Alcuni di essi (una vaschetta su 3) erano immersi in un gas per simulare la debole atmosfera marziana composta principalmente da CO2. L'ambiente del Pianeta Rosso era simulato anche tramite un filtro applicato sulla finestrella relativa alle vaschette che contenevano i campioni di cui sopra, filtro che imitava lo spettro solare della superficie marziana.
I due strati di Expose-E sono stati utilizzati in maniera simile, l'unica differenza è che uno strato è stato esporto direttamente alla luce solare e l'altro sotto la sua ombra.
Expose-E ha un fratello praticamente gemello, Expose-R, il quale rimane sulla ISS, installato nel segmento russo della Stazione. Lo vediamo nell'immagine qui sotto
I campioni ospitati nell'esperimento Expose-E sono stati forniti da otto gruppi scientifici internazionali ed il progetto è coordinato dal Microgravity User Support Centre (MUSC) al DLT (German Aerospace Center, l'Agenzia Spaziale Tedesca) all'interno del European programme for Life and Physical sciences and applications (ELIPS).
I vari gruppi di ricerca stanno attualmente esaminando i vari campioni. Alcuni risultati preliminari sono già stati pubblicati.
I Xanthoria elegans (licheni dal colore arancione) sono risultati essere quelli che hanno sopportato meglio il vuoto spaziale.
Ancora Demets: "Tipicamente questi [organismi] possono essere trovato nei posti più estremi della Terra. Quando si trovano in un ambiente che a loro non piace, essi si mettono in off-mode [un po' come una specie di ibernazione] ed aspettano di trovarsi in migliori condizioni ambientali. Una volta riportati in un ambiente opportuno e dopo avergli dato dell'acqua ecco che riprendono a vivere come prima".
L'elemento chiave è l'acqua. Essa vaporizza all'istante nello spazio vuoto. Solamente organismi in grado di resistere per lunghi periodi in ambienti estremamente aridi, secchi, possono sopravvivere nello spazio. Ma non è finita qui: altre caratteristiche del vuoto cosmico che lo rendono un ambiente molto poco ospitale per la vita, a parte l'ovvia mancanza di ossigeno, sono le estreme variazioni di temperatura e le radiazioni altamente energetiche provenienti dal Sole.
Fonte dati, ESA.
Sulla Terra la vita si trova praticamente dappertutto, anche in ambienti molto estremi quali ad esempio le fosse oceaniche.
Su Marte poi il dibattito della presenza o no di vita presente/passata è ancora aperto. Sembra certo però che laddove ci siano le condizioni - anche estreme - per il sostenimento di quei processi biologici che noi chiamiamo vita allora la vita si sviluppa.
Per scoprire come alcuni organismi terrestri sopravvivono nello spazio aperto l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) conduce ricerche ed esperimenti di astrobiologia da più di vent'anni. Le parole del biologo ESA René Demets: "Lo scopo è di accrescere la nostra conoscenza sulle origini, evoluzione ed adattamento della vita ed anche per fornire una base sperimentale per dare consigli sulla tutela dei pianeti".
Il più recente esperimento in tal senso è stato Expose-E, inviato sulla Stazione Spaziale Internazionale nel febbraio 2008 e riportato a Terra lo scorso settembre 2009.
L'unità Expose-E ha trascorso 18 mesi nella EuTEF (European Technology Exposure Facility), la piattaforma esterna al laboratorio europeo Columbus. Per diciotto mesi un totale di 664 campioni biologici e biochimici sono stati esposti allo spazio aperto, ciascuno in un proprio compartimento.
Expose-E è una scatola - ha la forma di una valigetta - divisa in due strati di tre vaschette per esperimenti, ciascuna delle quali con quattro cavità quadrate. Tutte tranne due di queste 12 scatole avevano una serie di campioni biologici o biochimici ognuno in un proprio compartimento.
Non tutti i campioni erano esposti direttamente al vuoto spaziale. Alcuni di essi (una vaschetta su 3) erano immersi in un gas per simulare la debole atmosfera marziana composta principalmente da CO2. L'ambiente del Pianeta Rosso era simulato anche tramite un filtro applicato sulla finestrella relativa alle vaschette che contenevano i campioni di cui sopra, filtro che imitava lo spettro solare della superficie marziana.
I due strati di Expose-E sono stati utilizzati in maniera simile, l'unica differenza è che uno strato è stato esporto direttamente alla luce solare e l'altro sotto la sua ombra.
Expose-E ha un fratello praticamente gemello, Expose-R, il quale rimane sulla ISS, installato nel segmento russo della Stazione. Lo vediamo nell'immagine qui sotto
I campioni ospitati nell'esperimento Expose-E sono stati forniti da otto gruppi scientifici internazionali ed il progetto è coordinato dal Microgravity User Support Centre (MUSC) al DLT (German Aerospace Center, l'Agenzia Spaziale Tedesca) all'interno del European programme for Life and Physical sciences and applications (ELIPS).
I vari gruppi di ricerca stanno attualmente esaminando i vari campioni. Alcuni risultati preliminari sono già stati pubblicati.
I Xanthoria elegans (licheni dal colore arancione) sono risultati essere quelli che hanno sopportato meglio il vuoto spaziale.
Ancora Demets: "Tipicamente questi [organismi] possono essere trovato nei posti più estremi della Terra. Quando si trovano in un ambiente che a loro non piace, essi si mettono in off-mode [un po' come una specie di ibernazione] ed aspettano di trovarsi in migliori condizioni ambientali. Una volta riportati in un ambiente opportuno e dopo avergli dato dell'acqua ecco che riprendono a vivere come prima".
L'elemento chiave è l'acqua. Essa vaporizza all'istante nello spazio vuoto. Solamente organismi in grado di resistere per lunghi periodi in ambienti estremamente aridi, secchi, possono sopravvivere nello spazio. Ma non è finita qui: altre caratteristiche del vuoto cosmico che lo rendono un ambiente molto poco ospitale per la vita, a parte l'ovvia mancanza di ossigeno, sono le estreme variazioni di temperatura e le radiazioni altamente energetiche provenienti dal Sole.
Fonte dati, ESA.
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