Questa è una delle sensazionali scoperte effettuate dalla sonda Messenger (Mercury Surface, Space Environment, Geochemistry and Ranging) nel suo passaggio ravvicinato a circa 200 chilometri di distanza dal pianeta lo scorso 14 gennaio, così come riportato lo scorso martedì dagli scienziati della Nasa (immagine, fonte Nasa).
Altre scoperte rilevano segni di un campo magnetico attivo, vulcanismo ed un’ancora più sorprendente contrazione della superficie di Mercurio. Gli scienziati sperano di approfondire gli studi sul pianeta quando la sonda passerà nuovamente vicino al pianeta il 6 ottobre prossimo per poi completare le manovre orbitali che la porteranno ad assumere un'orbita stabile a partire dal marzo 2011, dove sarà possibile effettuare un anno di osservazioni costanti.
Lanciata il 3 agosto del 2004 la sonda Messenger è la prima ad osservare Mercurio dopo il Mariner 10 della Nasa nel lontano 1975. Obiettivo della missione è studiare le caratteristiche e l'ambiente di Mercurio direttamente dall'orbita. Tra gli obiettivi principali:
- caratterizzare la composizione chimica in superficie
- studiarne la storia geologica
- studiare la natura del suo campo magnetico
- indagare sulla dimensione e lo stato del suo nucleo interno
- determinare la natura della sua esosfera e magnetosfera
Uno dei misteri più grandi di Mercurio è il suo grande nucleo di ferro, che costituisce quasi il 60% dell'intero corpo celeste. Tale dimensione ha suggerito ad alcuni scienziati che nel passato Mercurio potesse essere stato più largo e che i suoi strati più esterni fossero stati "strappati via" da un processo ancora ignoto.
Nel suo passaggio ravvicinato lo scorso gennaio Messenger ha scoperto che:
- il nucleo metallico è responsabile di un campo magnetico attivo intorno al pianeta, e questo al pari di quanto accade nella nostra Terra
- vi è la presenza di bocche vulcaniche, non individuate dal Mariner, che mostrano che gli antichi flussi di lava hanno contribuito al materiale che ricopre gran parte della superficie del pianeta
- vi sono scogliere e linee di frattura o zone di stress geologico (individuate dalle sue telecamere), che indicano che Mercurio si sta contraendo mano a mano che il suo grande nucleo si raffredda. La velocità di raffreddamento è più veloce di quanto supposto in precedenza, ha dichiarato Sean Salomone, un ricercatore del "Carnegie Institution of Washington".
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